E se ti dicessi che la pasta si mangia nel piatto piano e non nella fondina? E che la camicia bianca si mette solo dopo le 18? E vogliamo parlare del piattino del pane? Se anche tu hai la sensazione di aver sbagliato tutto fino ad ora, non sei il solo! Questi sono solo alcuni degli innumerevoli insegnamenti del galateo che un professionista del settore come Alessandro Baronti ha cercato di trasmettermi in una fresca mattina di Luglio, quando ha accettato di incontrare me e Nicole a casa sua, per una vera e propria “lezione di bon ton“.
Potrebbe sembrare una storia incredibilmente lunga e noiosa, ma – caro lettore – se avrai fiducia in me ti farò rivalutare il significato della parola maggiordomo nel 2020, facendoti scoprire un mondo davvero molto affascinante …e fondamentale per evitare di fare figure ad eventi importanti (lavorativi e non!). Pronto?
Come tutto ha avuto inizio
Come sempre, è stata un’idea della mia ragazza, Nicole. Un regalo di laurea davvero inaspettato e dannatamente originale che mi ha spiazzato e incuriosito fin da subito, quando ebbi tra le mani l’importante bigliettino d’auguri.
Potrebbe piacerti tantissimo oppure essere un buco nell’acqua!
Mi ripetè ancora un’ultima volta Nicole, quando mi porse il regalo.
Quando lo aprii non capii che diavolo fosse. “Una conversazione di stile” non era qualche cosa a cui minimamente avevo pensato.
Tu qualche mese fa mi parlavi con entusiasmo di certi video in cui spiegavano i diversi stili di completo e… Ecco ho pensato che una lezione a riguardo potesse interessarti!
Aggiunse. Beh, devo dire che aveva proprio ragione!
Chi è Alessandro Baronti
Alessandro Baroni é un professore dell’Accademia Italiana Professori, nonché personal Butler. Il curriculum, di tutto rispetto, non si ferma qui ed é consultabile sulla sua personale pagina di LinkedIn.
Non so bene come Nicole lo abbia contattato, ma credo che lo abbia intercettato perché Simona – mia suocera, super host su AirBnB – ne conosceva già la fama avendo assistito ad una sua lezione durante una fiera per il turismo.
La lezione di bon ton
Premetto che quello che ricordo è sicuramente una parte di quanto mi è stato spiegato e che non è escluso io commetta anche degli errori nel rimembrare. Non mi dilungherò molto nei dettagli, giacché sono anche consigli e informazioni che è giusto siano apprese direttamente a lezione.
Le presentazioni: chi porge per primo la mano?
Dopo le presentazioni e averci offerto un caffè, Alessandro Baronti ha iniziato parlandoci di come andrebbero fatte le presentazioni secondo il galateo.
Come ti presenti? Fammi sentire
Mi disse. Io, ancora una volta colto alla sprovvista, un po’ titubante replicai:
Buongiorno (o buonasera), sono Ranieri Domenico Cornaggia…
e mi fermai appena vidi un suo cenno di capo. Pensai:
…ecco, dannazione! Mi sono dimenticato di dire “piacere!”
Per fortuna lo pensai solo, siccome Alessando Baronti aggiunse:
esattamente, bravissimo. Non si dice mai “piacere”, in quanto l’incontro potrebbe non essere piacevole. Al limite si dice nel momento del commiato.
Primo rumore di vetri infranti: caddi dal pero.
Per quanto logica fosse la cosa, è da quando ero un bambino che ho sempre e solo sentito presentarsi le persone per bene con un “piacere di conoscerla, sono…”.
A raffica, una carrelata veloce di regole del bon ton della presentazione:
- normalmente sono fatte da 3 persone: due sconosciuti e una che presenta
- ci si alza sempre quando ci si presenta
- la mano la porge per primo la persona di “rango maggiore” (a parità di rango la donna vince, il prelato vince su tutti)
- se la mano non viene porta si fa un cenno col capo
- ad una festa in casa, se non si conoscono i proprietari, la padrona di casa è la prima a cui ci si presenta
A tavola: dalla storia della forchetta a come si piega il tovagliolo!
Il galateo è conosciuto soprattutto per le regole da tenere al tavolo, ma questo è riduttivo. Sono intese tutte le buone maniere che ci permettono di relazionarci con rispetto con chi ci ha circonda.
Allora, iniziamo a parlare dei pasti nella giornata: quanti e quali pasti ci sono nella giornata?
Disse Alessandro Baronti, quasi aspettando una pronta risposta da me o Nicole. Fortunatamente ci evitò l’errore continuando a esporre che nella giornata i pasti sono:
- piccola colazione (o “colazione continentale”, la “classica” con cappuccio, spremuta, brioches, fette biscottate, ecc…)
- brunch (tipicamente di domenica, tra le 11.30 e le 14, al posto di colazione e pranzo. Cibi freschi e leggeri)
- il pasto del mezzogiorno (o “colazione” tipicamente costituito da “cibi asciutti”)
- l’aperitivo (non si nomini la parola “apericena” in presenza del signor Baronti, termine che evoca già l’immagine della corsa ai tavoli per abbuffarsi)
- il pranzo (o “cena”, o pasto serale. Il “pranzo” è il pasto più importante della giornata, non necessariamente quello di 12.30).
Perché le abbuffate devono essere così ripudiate? Semplicemente perché ogni pasto ha si la funziona principale di sostentamento, ma – nel 2020 più che mai – ha soprattutto un ruolo sociale. Non è insolito infatti sentire di persone che mangiano già qualche cosa prima di andare ad un evento.
Successivamente indossò i guanti in cotone bianco (perché non c’è nulla di peggio di vedere delle ditate), prese piatti, posate, bicchieri e quantaltro e inizò a spiegarci come apparecchiare una tavola:
Voi dovete pensare che vestite la tavola. Questa, come voi, deve essere appropriata al contesto.
Ci parlò della tovaglia (da mettere rigorosamente con il mollettone), dei runner o delle tovagliette all’americana. I sottopiatti, opzionali, non sapevo manco che esistessero (pensa tu che ignorante sono in molte cose).
Qui le informazioni furono davvero molte. Devo dire, però, tutte magnificamente corredate e giustificate da un constesto storico. La forchetta, per esempio, impiegò ben 1000 anni a diffondersi sulle nostre tavole! Prima si mangiava con cucchiai (di varie fattezze), coltelli e – soprattutto – mani. Dobbiamo ringraziare i francesi se oggi, non sempre, siamo differenti dagli animali a mangiare!
Anche qui, faccio una carrellata veloce:
- ci sono meno cose possibili sulla tavola (bottiglie, condimenti, vassoi con cibo – non pentole – al limite sono tenuti su un vassoio a parte)
- il centrotavola ci deve essere sempre (piuttosto vanno bene anche due verdure in un bel piatto)
- gli uomini si siedono per ultimi, la padrona di casa per prima
- non si diece mai “buon appetito” (lo diceva il nobile nel medioevo ai contadini, in occasione dell’abbuffata che concedeva loro raramente)
- le forchette vanno sulla sinistra (fatta eccezione per quelle per crostacei e lumache), i coltelli sulla destra
- tutto è posto a circa 1,5 cm dal margine del tavolo
- la padrona di casa è servita sempre per primo, il padrone per ultimo
- non si inizia a mangiare finchè la padrona di casa non ha iniziato (con tanti commensali e antipasto caldo si può iniziare dopo che 4,5 persone sono state servite)
- si appoggiano solo i polsi sul tavolo
- le posate, una volta alzate dalla tovaglia, non la toccano più (si dispongono sul piatto in modi specifici a seconda che ci si debba assentare oppure si abbia terminato)
- il tovagliolo è sulla sinistra, con il ricamo all’esterno (se non lo ha ha la piega all’esterno, mai sotto le forchette)
- se non c’è il sottopiatto e non ci sono piatti in tavola (perché sono portati dal servizio), va comunque lasciato lo spazio (o riempito con il tovagliolo).
- prime dopo aver bevuto ci si pulisce la bocca
- il piattino del pane va posto sopra le forchette
- non si fa mai la scarpetta se non in un contesto ultra-informale (e in ogni caso mai con la forchetta, ma con le mani)
- si deve sempre lasciare un residuo di cibo/liquido nei piatti/bicchieri (ciò farà capire che abbiamo gradito, ma siamo sazi)
- non ci si alza mai dal tavolo e se si deve, in teoria, ogni volta che si alza una donna si dovrebbero alzare tutti
- il tovagliolo lo si tiene piegato a metà sulle gambe e si usa la superficie interna
- marito e moglie non si siedono mai vicini
- la pasta si serve in un piatto piano (le fondine sono solo per i cibi liquidi!)
- posate piccole con piatto piccolo, posate grandi con piatto grande.
E probabilmente potrei continuare per ancora troppe righe! Per non parlare delle regole per disporre le persone intorno ad un tavolo, in funzione della forma del tavolo, del numero di invitati (rigorosamente sempre pari) e dal contesto.
La spiegazione sui tipi di servizio te la risparmio, ma c’è un mondo anche dietro questo!
Come vestirsi in base all’evento: te lo devono sempre dire!
Durante il corso della luminosa mattinata, porsi tante domande al disponibile Alessandro Baronti, ma una tra le altre era nella mia testa da tanto tempo:
Tante volte mi sono trovato in difficoltà quando dovevo scegliere come vestirmi per una festa. Come faccio a capire e a evitare di presentarmi vestito “a caso”?
Il riassuntone di questa domanda – sempre se la memoria non mi fa cilecca – è:
- in ogni festa a cui sei invitato è sempre specificato anche il dress code (se non lo dicono è perché non se ne intendono molto. Questo evita di mettere a disagio gli ospiti. Esempio “with tie” = frac!)
- “un tono sopra urla, un tono sotto sussurra e noi dobbiamo sempre sussurrare“. Ovvero: nel dubbio meglio un po’ meno elegante.
- elegante non significa formale (questo vale anche per il resto, non solo per i vestiti).
Lezioni di bon ton: corsi per migliorarsi!
Sono bastate poche ore per capire la professionalità, l’attenzione ai dettagli e soprattutto la passione che Alessandro Baronti ripone nel fare ll suo lavoro. Dimenticati il ruolo di maggiordomo come persona che porta “solo” il cibo al tavolo. Secondo Baronti:
Il maggiordomo, nel 2020, è un manager.
E – ovviamente – non posso che ascoltare e riproporti questo importante insegnamento che mi hanno fatto rivalutare il lavoro del butler. Non un banale “servitore”, ma anzi, una figura che gestisce la proprietà a tutto tondo, sia che tu sia in casa sia che tu sia fuori per lavoro. Ma non solo.
Il bon ton non si può apprendere in 4 ore ed è per questo che l’Accademia Italiana Maggiordomi organizza periodicamente corsi di formazione. Le lezioni vanno dal classico “come apparecchiare una tavola” al meno canonico “come gestire la residenza estiva”. Infine, lo ricordo, ci sono anche lezioni ultra specialistiche che affrontano – in qualche ora – l’argomento “nodo alla cravatta”.
Io ero completamente a digiuno sull’argomento, e tu? Ti sei mai sentito in imbarazzo su quale bicchiere usare o semplicemente non te lo sai mai posto come problema? Fammelo sapere con un commento qui sotto!
Articolo molto interessante!
Una domanda: quando dici “le posate, una volta alzate dalla tovaglia, non la toccano più (si dispongono sul piatto in modi specifici a seconda che ci si debba assentare oppure si abbia terminato)” ti ricordi come vanno messe le posate? Io sapevo che vanno tenute paralele e tutte sul piatto quando si ha finito (tipo due lancette che guardano alle 4-5) e appoggiate metà su piatto e metà su tovaglia (o tutte su piatto) in direzioni diverse (es la forchetta verso ore 8 e coltello verso ore 4) quando si sta ancora mangiando. Mai in direzione opposta a dove sei seduto. E’ corretto o il modo giusto è un altro? Chiedo perché ne ho discusso con alcuni amici tempo fa, e sostenevano una cosa diversa
https://angolodelbuongustaio.altervista.org/wp-content/uploads/2019/07/13-regole-del-galateo.jpg
Se non ricordo male “finito” e “pausa” sono come in figura. Sempre se non ricordo male, per indicare il fine pasto i rebbi della forchetta sono all’insù, mentre nella pausa all’ingiù.
Le altre posizioni non mi sono state spiegate, ma non escludo possano esistere 😂
Sicuramente vanno appoggiate solo sul piatto e mai sia sul piatto sia sulla tovaglia.
Grazie!