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Registratore vocale Sony UX560 per l’univeristà!

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Oggi vi racconterò di un nuovo piccolo strumento che ho comprato: il registratore Sony ICD UX560. Mi direte:

pff… ma esistono i telefoni ormai! A che ti serve un registratore?

Sono sicuro che alla fine di questo articolo sarete voi i primi a sapervi rispondere! Bando alle ciance e iniziamo con la recensione di quello che io ritengo il miglior registratore tascabile economico!

Perché un registratore vocale può essere utile

Io uso il registratore Sony ICD UX560 prevalentemente per ascoltare le lezioni universitarie a cui manco. Se avessi del tempo lo userei per ascoltarmi anche quelle che non ho capito, perché particolarmente difficili o incomprensibili ma, siccome non lo ho, mi limito a quelle che mi perdo.

Partendo dal principio, diciamo che ero stufa marcia di elemosinare registrazioni dalle mie compagne (stitiche mi verrebbe da aggiungere), per quelle lezioni che malauguratamente ho saltato (si lo so che non si salta, ma insomma organica era organica). Quindi ammetto che questa è stata la motivazione principale, senza la quale probabilmente non lo avrei preso.

A parte questo, perché proprio un registratore e non quello del telefono? La risposta è semplice: la qualità.

I tasti permettono un ottimo controllo del dispositivo.

Avete mai provato ad ascoltare la registrazione di una lezione presa col telefono, magari anche difficile o particolarmente noiosa, con persone a fianco che scrivono al computer, altri che tossiscono, starnutiscono, parlottano? Posso assicurarvi che dopo forse dieci minuti avrete già un mal di testa lancinante. Quindi, secondo me, il parametro più importante da valutare è questo. Una buona qualità audio permette allo studente, e chi studia lo sa bene, di guadagnare tempo in quanto la registrazione è già praticamente utilizzabile (senza doverla migliorare e filtrare a posteriori al computer) e senza rischi di mal di testa devastanti.

Oltre a questa, credo che ci siano un’altra serie di “piccole” cose a cui è bene prestare attenzione durante la scelta del vostro registratore.

Cos’è importante in un registratore portatile

Ecco alcune caratteristiche che, secondo la mia personalissima opinione, possono fare la differenza (se la pensate diversamente non esitate a scrivermi o commentare!).

Memoria dedicata

Aspetto da non sottovalutare è la memoria. Ovviamente sarebbe meglio registrare in qualità massima (per quale motivo essere avari?). Quindi è bene assicurarsi che il registratore possa contenere almeno una quantità di dati pari a quello che si creano con le registrazioni della giornata.

Il mio registratore Sony ICD UX560 per esempio attualmente riesce a fare circa cinque ore di lezione. Se avessi giornate da otto ore non mi basterebbe, perciò quando ricomincerò a ottobre dovrò comprare una scheda micro sd esterna da aggiungere.

Controllate quindi di avere questa possibilità, o di aver una memoria veramente piuttosto grande. Se inoltre sapete di essere delle persone non molto organizzato come me, preoccupatevi di prendere delle schede grosse in modo che possano starci più giorni di lezione, cosi se anche una sera vi dimenticate di svuotarlo non è un problema così grave!

Come idea indicativa, registrando alla massima qualità, ovvero LPCM 44,1 kHz (16 bit), avrete bisogno di circa 4 gb ogni 5 ore e 30 minuti di registrazione. Io vi consiglio l’acquisto di una micro sd da 32 gb almeno, così da non avere pensieri.

In questo particolare dispositivo è inoltre possibile suddividere le registrazioni già in cartelle, cosi che le materie siano già tutte organizzate.

Batteria infinita

Terzo dettaglio, ma che forse dettaglio non è, è la durata della batteria. Anche qui il consiglio è di cercare un dispositivo che possa registrare almeno otto ore, in quanto così riuscite a completare una giornata.

Vale comunque lo stesso principio della memoria, più carica tiene meno si deve caricarlo! Mi raccomando io suggerisco di comprare registratori SENZA pile stilo, ma con una batteria agli ioni di litio integrata! Come i telefoni insomma (il vostro portafogli vi ringrazierà in seguito) perché finireste soltanto per sponsorizzare la Duracell.

Se non ricordo male, l’autonomia dichiarata è di 55 ore e per quello che posso dire… beh non l’ho mai visto scarico! Cosa molto interessante, caratteristica di questo particolare registratore Sony ICD UX560 è la possibilità di effettuare una ricarica rapida in meno di 5 minuti che garantisce 1 ora di registrazione.

Non siete ancora convinti? Continuate a leggere…

Usabilità e connettività

Un altro punto da considerare è la usabilità: deve essere il più facile possibile da usare, almeno così quando lo dovrete lasciare ai vostri amici non servirà un corso per spiegargli come usarlo.

È importante anche valutare la connettività al pc. Ho scelto questo registratore Sony ICD UX560  in quanto presenta due modi per connettersi: una micro usb normale, che permette passaggi di dati e corrente, e una vera e propria usb integrata nel dispositivo. Essa esce in modo meccanico (quindi consiglio di usarla solo per emergenze) e permette di scaricare una registrazione per es di due ore in massima qualità in circa 5 min. Nel frattempo però (e qui la cosa bella!) il registratore si carica in modo da permettere, come già detto, un’altra ora di registrazione.

La porta USB estraibile.

Infine come non ricordare la possibilità di poter collegare un microfono esterno? Potete usarne uno a clip, ideale per i vostri video youtube (a proposito, lo sapete che io ne ho uno? Scopri di più su di me!), oppure uno cardioide come quelli che ho usato a capodanno per fare il karaoke (leggi come ho fatto!).

Per concludere aggiungo che è presente un’uscita per le cuffie (siccome lo speaker incorporato è proprio basic) con il quale si può ascoltare in live, o successivamente, la registrazione.

Vista superiore di entrata e uscita audio, con i due microfoni.

Oltre alle mie tante “belle” parole però vediamo un po di dati tecnici.

Caratteristiche tecniche registratore Sony ICD UX560

  • Microfoni S-Mic stereo
  • Memoria interna di 4 GB (espandibile con micro sd)
  • Qualità di registrazione possibili:
    • LPCM (44,1 kHz, 16 bit che corrisponde ad un bitrate di circa 1410 kbps)
    • MP3 (320/256/192 kbps)
  • Batteria: ioni di litio integrata
  • Diverse modalità di registrazione:
    • conferenza
    • intervista
    • riunione
  • filtro passa basso per riduzione dei rumori
  • funzione VOR (Voice Operated Recording): quando impostato su “on” questa funzione permette al registratore di accendersi quando rileva dei suoni
  • connettività al PC tramite porta full size USB (con meccanismo retrattile) che permette un rapido trasferimento dei file e una ricarica rapida che in soli 5 minuti permette di registrare per 1 ora
  • schermo LCD non touch da 1,25 pollici.

Il mio registratore Sony ICD UX560 costicchia, di listino sui 120 euro, però devo ammettere che li vale. Anche perché è uno strumento veramente piccolo, molto più di un telefono (sembra più un ipod molto vecchio, prima di quelli touch), cosi che ci sta comodamente in tasca o in borsa.

È dotato di un astuccino (incluso nel prezzo!) che lo alloggia anche durante la registrazione cosi da minimizzare le vibrazioni. Potete usarlo quindi anche fuori dalla scuola, in conferenze, incontri, interviste, concerti o anche solo per registrarci mente ripetete o fate un vlog o chi sa.

Se controllate spesso i vari e-commerce lo trovate sicuramente anche a meno (io per esempio l’ho trovato a 85 euro da MediaWorld).

Ci sono modelli anche a prezzo minore, ma penso che questo registratore Sony ICD UX560 sia quello con la qualità prezzo veramente più alta, ovvero che offre le migliori caratteristiche al prezzo più basso. Gli altri hanno tutti qualche difettuccio.

Come ultimo consiglio anche di guardare l’affidabilità del marchio.

Per ogni altro dettaglio rimando direttamente alla guida online di Sony, molto pratica e comprensibile: guida registratore Sony ICD UX560.

Mi raccomando: non esitate a dirci come la pensate! Lo usereste o vi sembra una spesa inutile?

Samsung The Frame recensione: quando la TV è arte

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Finalmente sono riuscito a mettere le mani su questo nuovo televisore firmato Samsung. Si chiama Samsung The Frame e racchiude un’idea tanto banale quanto potenzialmente rivoluzionaria: rielaborare la nostra concezione di “televisore” elevandola a qualche cosa di alta classe.

Potete acquistare il Samsung the Frame su Amazon, ma anche da Unieuro, Euronics e MediaWorld.

Scopriamo insieme questo…pezzo d’arte!

Perché una “semplice Tv 4K” a volte non basta

Ormai i televisori 4K sono sugli scaffali dei negozi italiani da tanti anni. Mi ricordo ancora quando, circa 5/6 anni fa (vado a memoria) , avevano annunciato questi mega televisoroni dotati di risoluzione spaziale.

Lo ricordo bene perché la prima cosa che feci fu cercare effettivamente quanti e quali contenuti un pannello così poteva valorizzare. In quel lontano 2012 in cui doveva finire il mondo, i film e documentari nativi in 4k erano davvero pochi. In data odierna i film sono aumentati, ma rimangono relativamente pochi. Ma di questo parlerò più dettagliatamente in un altro articolo.

Certo: come ogni altra smart tv questa di Samsung è in grado di fare l’upscailing delle risoluzioni inferiori in modo da sfruttare quanto più possibile la tecnologia che ci offre. Lo fa bene, ma questo per l’azienda leader in campo di elettronica non era sufficiente. Proprio per motivi come questo suddetto (e per altri che che ignoro), Samsung The Frame TV si presenta sul mercato.

Un quadro per cambiare le abitudini

La trovata è davvero semplice, quanto potenzialmente rivoluzionaria. Si tratta di reinventare il concetto di televisore, attualmente visto come dispositivo per vedere programmi, serie e film, in qualche cosa di più sofisticato e, oserei dire, intellettualmente “stuzzicante”: un quadro.

Vorrei porre l’enfasi su questo punto, perché effettivamente è questo il vero motivo per cui un prodotto così colpisce. E’ un dispositivo audace che cerca di scalfire il solido e compatto mercato degli smart TV, cercando di offrire di più e di conquistare nuove fette di mercato.

In questa foto ci sono 3 enormi vetrate che lasciano passare davvero tanta luce sul monitor. Anche in questo caso Samsung The Frame conserva un’ottima luminosità.

Personalmente, non avendo molto tempo per guardare la televisione, questa la uso solo per guardare film o ascoltare musica attraverso Plex. Devo infatti confessare che non sono un grande fan della tv, anzi: tante volte mi sono ripromesso che nella mia futura casa non ci sarà. Se voglio vedere qualche cosa semplicemente la cerco e quando la trovo la guardo, possibilmente senza pubblicità che la interrompa ogni 5 minuti.

MA. C’è un Ma. Questo è un televisore che non appare, permettetemi, “così volgare”. È dotato di caratteristiche che lo rendono integrabile persino in una casa di campagna; beh… che dire: potrebbe essere la volta che mi ricredo!

Qualcuno di voi forse starà pensando: “ma che sta dicendo? Questa cosa esiste già da quando ci sono i pentium: si chiamano screensaver“. ma non basta impostare una presentazioni di immagini su un monitor ad alta risoluzione per ottenere uno sbalorditivo effetto quadro. Scopriamo meglio quali sono gli ingredienti segreti di questa Samsung The Frame.

Art mode di Samsung è qualche cosa di più sofisticato di quello che può sembrare.

“One does not simply …set a photo slideshow”

Parafrasando per i meno angolofoni “uno non può semplicemente impostare una presentazioni di immagini” per ottenere un effetto quadro appagante. Le tecnologie che rendono davvero la televisione similare ad un quadro sono:

  • cornice personalizzabile in legno di svariati colori, con attacco magnetico (acquistabile su Amazon separatamente);
  • invisible connection (incluso);
  • sensori di luminosità e prossimità.

Vediamo meglio nel dettaglio alcuni di questi importanti aspetti che contribuiscono all’art mode.

Invisible Connection

Permette al televisore di non avere cavi che escono dalla sagoma, quando questo è appeso al muro (tramite il ricercato “no gap wall mount“), perché l’arte non va a corrente. Tutti i cavi che normalmente sono connessi al televisore, esclusa l’alimentazione, sono veicolati ad un box esterno chiamato “One connect Box” tramite un cavo ottico con attacco proprietario lungo 5 metri, molto sottile.

Questo box esterno va anche esso alimentato e ad esso si connettono antenna, cavi hdmi, porte usb e uscite audio.

Funziona molto bene, ma di fatto, anche se montate il televisore a muro d’innanzi ad una presa di corrente, avrete questo cavetto che ad alcuni potrebbe dare fastidio. Si può fare di più? Si. Creando un vano posteriormente al televisore, nel muro, si può riporre qui il box di collegamento, console e quanto altro per poter cercare di ottenere l’assoluta perfezione estetica.

Sensori di luminosità e prossimità

I primi garantiscono che la luminosità dello schermo sia quanto più consona a quella ambientale perché, normalmente, i quadri non brillano di luce propria. Vengono inoltre bilanciati i colori. Non temete per la qualità dell’immagine perché, grazie all’HDR, questa viene preservata.

I secondi invece fanno una cosa ancora più intelligente. Attivi sono in art mode, quando non percepiscono nessuna persona (o animale) d’innanzi al pannello, lo spengono; mentre quando viene captato un movimento ne permettono la istantanea riaccensione. Non sono mai riuscito a fregarlo, da quanto è rapido. Tutto questo permette un bel risparmio di corrente che altrimenti verrebbe sprecato nel tentativo di mostrare moderni pezzi d’arte a… nessuno.

Acquistabile a parte vi è anche lo stand a tre gambe, in grado di regalarvi un effetto cavalletto a dir poco scenico.

Ma veniamo ora alla descrizione tecnica dettagliata di questo Samsung The Frame TV.

Dettagli tecnici

Contenuto della scatola

  • One Connect Box con Invisible Connection (di 5 metri);
  • il No Gap Wall-Mount (per attaccarlo alla parete);
  • il One Remote Control (il telecomandino figo, quasi troppo) con batterie incluse;
  • Lo stand base per appoggiare il televisore su una superficie.

Non troviamo, come già anticipato, le sbalorditive cornici e nemmeno lo studio stand (il cavalletto). Se vogliamo più di 5 metri di cavo ottico c’è la possibilità di acquistarne una versione di 15 m.

Video

Lo schermo è disponibile in 3 diverse misure (in parentesi LxAxP del solo pannello senza base):

  • 43” (96,7 x 55,7 x 4,3 cm);
  • 55” (123,5 x 70,8 x 4,3 cm);
  • 65” (145,4 x 83,1 x 4,3 cm).

In ogni caso la risoluzione, 16:9, è 4k UHD (3840 × 2160), con HDR e Active Crystal Color. Il tutto su un ottimo pannello LED.

Ma siccome la qualità non si può dedurre solo dai numeri, Samsung (come altre) si è inventata un indice che restituisce un valore che racchiude quanto sopra detto: il Samsung Picture Quality Index. Per approfondire questo punto potete visitare questo altro articolo (in inglese).

Questo Samsung The Frame è in grado di riprodurre senza problemi i più moderni contenuti codificati con codec H.265 e HEVC.

Audio

Il comparto audio è davvero ben fornito per essere integrato in un televisore di così discreta apparenza: un 2.2 da 40 W. Tramite la tecnologia Down Firing w Bass Reflet si otterranno bassi più profondi e definiti (siccome sfrutteranno le pareti per amplificare l’onda sonora).

Sono supportati, ovviamente, DTS, Dolby Digital Plus e, se siete degli amanti della musica, anche FLAC.

Rispetto al mio precedente televisore (un LG da 46” in Full HD), Samsung The Frame fa davvero un bel salto di qualità, ma probabilmente è nella media (un’ottima media).

Connettività

Dire che ha ogni sorta di connettività esistente sarebbe riduttivo per un televisore che dispone di connessione Wi-fi (anche se su questo mi ha dato alcuni problemi nella configurazione iniziale, poi risoltosi successivamente), porta ethernet, bluetooth e ben 3 porte USB purtroppo 2.0, ma in grado di gestire comodamente un flusso dati di Black Panther in 4k HDR (stiamo parlando di 47 gb di file della durata di 2 he 20 minuti). Ovviamente non mancano ben 4 porte hdmi e uscite dedicate per impianto Hi-fi (attraverso cavo ottico).

One Connect Box che ha molte porte anche se i più nostalgici potranno sentire la mancanza di una porta scart…

Decorder incorporato di tipo DVB-C, DVB-S2, DVB-T2 e DVB-T2 HD.

Tramite l’accesso alla rete è possibile quindi sfruttare, tramite il noto e collaudatissimo Tiezen OS che gira veramente in modo molto fluido grazie al processore quad core, ogni app tra cui Youtube e Netflix (solo per citarne due).

Connettività DLNA e possibiltà di usare il telefono come telecomando remoto per cambiare alcune impostazioni tra cui la famigerata Art Mode.

Il telecomando “smart remote”

Merita una nota a parte perché, almeno per me, abituato ad usare un canonico telecomando, ha davvero suscitato un effetto “WOW”.

Batterie alcaline (incluse) di tipo AA (ne servono 2) permettono di usare questo magico strumento che, a meno di essere nati imparati, necessita di un piccolo corso che la stessa Samsung integra nella prima accensione del televisore. Chi non l’ha seguita si è infatti trovato in difficoltà anche semplicemente per alzare e abbassare il volume.

Lo smart remote. Anche se non chiaramente visibile, i tasti di volume e channel sono più “smart” di quello che sembri.

Impossibile? Aveva dei problemi? No, provare per credere. Complice di questo è l’aspetto futuristico del telecomando, davvero comodo e solido al feeling, che non lascia spazio nemmeno per il tastierino numerico. Per cambiare canale velocemente – previa corretta configurazione internet – si usa la propria voce (tenendo premuto un tasto dedicato). I comandi vocali sono compresi anche se si parla in inglese, spagnolo, francese, tedesco, brasiliano o portoghese.

I tasti del volume e per cambiare canale sono due piccoli bilancieri che a prima vista si possono solo premere (azionando altri comandi come il muto), ma in secondo luogo anche inclinare in alto o in basso (si: inclinare) per aumentare o diminuire i parametri in questione.

Presente un tasto home e altri tasti dedicati che permettono una inizialmente difficoltosa, ma successivamente incredibile e intuitiva navigazione nei vari menu.

Chi di voi ha una tv box cinese o un Apple TV starà pensando che telecomando analoghi esistevano già da tempo. E su questo gli do ragione, ma solo parzialmente siccome su un televisore, soprattutto se è il vostro primo smart TV di nuova generazione, si cade dalle nuvole quando si cerca di cambiare semplicemente canale.

Qualche approfondimento sull’art mode

L’art mode è semplicemente quello che compare (e quello che non vedete) su schermo quando schiacciate una volta il tastino di accensione del televisore. E’ anche quello che si inserisce automaticamente dopo un certo lasso di tempo. Sono le immagini che vengono visualizzate.

Queste immagini sono state scelte accuratamente da Samsung e racchiuse in gallerie predefinite tra cui: paesaggi, arte astratta, natura, architettura, ecc.

Tramite l’apposita “Smart View App” è possibile gestire ancora più velocemente i contenuti visualizzati nell’Art Mode.

La collezione è arricchibile scaricando a pagamento una tantum altri temi dallo store oppure, per i clienti più esigenti, abbonandosi ad un servizio offerto dalla stessa azienda coreana che permette di avere a disposizione ogni mese contenuti diversi dall’Art Store.

Ma non è tutto: c’è la possibiltà di caricare le proprie foto (attraverso dispositivo usb) e di poter visualizzare intorno ad ogni contenuto un frame ulteriore oltre a quello della cornice stessa, con ombreggiatura, in modo da conferire all’immagine un aspetto ancora più realistico.

Vi sono non poche possibilità per visualizzare l’opera o la vostra foto personale: come immagine unica con frame, a schermo pieno, divisa in 3, in 2 ecc.

Samsung the Frame: recensione e prova

Samsung The Frame mi ha colpito molto fin dall’inizio per la sua qualità costruttiva, la scelta dei materiali e il contenuto di accessori che la generosa scatola offre.

La facile configurazione, uniti alla strabiliante guida introduttiva in cui si è portati fin dalla prima accensione rendono questo dispositivo davvero più simile ad un pezzo d’arte che ad un televisore.

Accolti e stupiti da una bella musica di sottofondo, Samsung ci guida verso una comprensiva, rapida e chiara guida al primo utilizzo.

Non nasconderò tuttavia alcune incertezze nel firmware che si sono evidenziate nel corso di un utilizzo stress a cui l’ho sottoposto. Queste incertezze saranno sicuramente corrette con gli aggiornamenti futuri e non compromettono l’utilizzo quotidiano che, in generale, rimane comunque ottimo.

Inizialmente, dopo essermi connesso alla rete wifi, non potevo usare i comandi vocali e le funzioni smart associate ai server Samsung perchè questi “non rispondevano”; problema che, cercando in internet, dipende o da One Connect Box o dai server della stessa azienda. Fatto sta che dopo un paio di ore il tutto si è sistemato senza problemi.

Una volta mi è capitato di perdere il segnale wi-fi e, nonostante io abbia cercato di resettare la rete per riconfigurarla, non riusciva a procedere oltre lo step iniziale. Sono stato così costretto a staccare la presa e riavviare per risolvere il problema.

Per il resto: colori vividi e HDR che fa il suo lavoro in maniera impeccabile. Immagini fluide grazie alla frequenza di 200 hz di aggiornamento.

Lo confesso: non ho Netflix e un poco lo rimpiango.

Conclusioni e prezzo

In queste foto si vede come provo questo Samsung The Frame in casa di mia suocera… piacevolmente stupita dalla fedeltà dei dettagli. Attualmente sto predisponendo affinché riesca a montarlo “a quadro” in casa mia. Sì, perché mi sono dovuto ricredere: sfruttare, con gli accorgimenti sviluppati da Samsung, l’enorme spazio nero che normalmente rimane quando il tv è spento è davvero un game changer.

Samsung the Frame prezzo

Per i diversi modelli:

  • Samsung the Frame 43: 1199€
  • Samsung the Frame 55: 1799€
  • Samsung the Frame 65: 2499€

E la bolletta?” direte voi. 103 W di normale utilizzo che si riducono a circa 40 grazie alla modalità Eco. Le classi energetiche ovviamente variano con il variare del modello e si passa da B (43”) ad A+ (65”).

Per qualsiasi ulteriore approfondimento vi rimando alla pagina ufficiale del prodotto: Samsung The Frame TV.

E voi che ne pensate? Troppo caro o il linea con la concorrenza? Ma Soprattutto: questa “Art Mode” vi ha convinti? Fatecelo sapere nei commenti qui sotto!

Misurare l’area di un’immagine (planimetria, sezione istologica) con Photoshop

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Vuoi calcolare l’area di una immagine, ma è già tanto che ti ricordi come si calcola quella di un triangolo scaleno? Io manco quello, ma se hai Photoshop, sei una botte di ferro. In pochi click è possibile misurare con precisione l’area di qualunque cosa compaia a schermo. Ti basta sapere la scala e nulla di più. Iniziamo!

Come calcolare un’area usando Photoshop

Per prima cosa, una volta aperta l’immagine in Adobe Photoshot, dal menu che di default è a sinistra seleziona la bacchetta magica per selezionare l’area che vuoi misurare.

Se ti è più comodo puoi anche usare lo strumento di selezione rapida. Prenditi il tempo necessario. Se stai misurando l’area di una planimetria tutta svergola (come è capitato di dover fare) ricorda prima di “chiudere le porte”, in modo che la misurazione risulti più affidabile possibile.

A questo punto dal menu in alto seleziona “immagine > analisi > imposta scala di misurazione > personale…

Nella finestra che ti comparirà dovrai inserire una corrispondenza, la scala appunto. Nel mio caso sulla planimetria avevo una linea indicante i 10 metri. Mi è bastato usare lo strumento linea (attivabile con il tasto rapido “U”), per saperne la lunghezza in pixel. A quel punto sapevo che 27 pixel equivalgono a 1 metro. Inserisci queste informazioni nella finestra “scala di misurazione” e salva.

Ora la parte difficile è finita.

Con l’area selezionata, vai in “immagine > analisi > registra misurazioni“. Puoi anche usare il pulsante “registra misurazioni” che appare nella sezione a scomparsa in basso.

Ed ecco apparire, come per magia, l’area che non avrebbe manco saputo calcolare il tuo professore del liceo con tre lauree (ciao prof, se stai leggendo).

Per le altre sezioni/stanze/aree ti basterà deselezionare l’area (tasto rapido “CTRL + D”) e ripetere l’ultimo passo. Puoi anche esportare le misurazioni in .txt, ma se ti interessa solo l’area basta che vedi il numero e te lo segni da qualche parte.

Dubbi? Scrivimi nei commenti qui sotto!

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Ranieri
Mi chiamo Ranieri Domenico Cornaggia, sono laureato in medicina e mi piace la tecnologia, il fitness e gli scacchi. Amo gli animali e le sfide!

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Ciao a tutti sono Miriam Cristiano, futuro medico nel ramo onco e appassionata di enigmi e misteri. Amo viaggiare, ascoltare la musica e fare sport, evito come la peste tutte le attività sedentarie. Ho scoperto di recente che anche scrivere può essere piacevole, per cui sporadicamente potreste veder spuntare qualche mio articolo?

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