Come è la giornata lavorativa in un reparto di psichiatria? Oggi voglio condividere con te la mia esperienza come medico specializzando in psichiatria UNIMIB, presso l’SPDC dell’Ospedale San Gerardo di Monza (situato in Villa Serena).
Ci sono tante cose che vorrei scrivere, ma lo spazio, il tempo e la mia capacità di eviscerarle con un certo senso logico, mi limitano. Per questo rimango disponibile a tutte le domande del caso, che ti passano per la testa: basta un piccolo commento qui sotto per avere una celere risposta.
Pronto a entrare… tra i matti? 😜
La struttura: Villa serena
La struttura di Villa Serena è la sede fisica del reparto di psichiatria. Ci sono tante cose che si potrebbero dire su questa struttura e a me piace descriverla dicendo che, per usare un eufemismo, Villa Serena presenta “alcune incongruenze”. Seppur abbia in apparenza una planimetria lineare, in realtà è facile perdersi tra le diverse sezioni, comunicanti solo su alcuni piani.
Scherzosamente mi piace pensare che chi ha progettato Villa Serena sembra che abbia messo tutto sé stesso per scombussolarti la testa: corridoi a zig-zag, gruppi di ascensori di cui solo alcuni portano a determinati piani e sezioni con planimetria pentagonale sono solo alcune delle stranezze.
Non per niente, Villa Serena è anche la sede degli uffici amministrativi del dipartimento e del reparto di psichiatria UNIMIB.

Il reparto
Il reparto ospedaliero di psichiatria è definito come “Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura” (SPDC). Il cosiddetto “repartino” di cui sentivo parlare molto quando ero ancora uno studente. Qui vengono portate le persone con TSO o che hanno tentato suicidio. Queste persone hanno bisogno di un’alta intensità di aiuto e quindi generalmente permangono qui un minimo di 3 giorni.
A ottobre 2021 la capienza massima del reparto è di 16 posti letto, di cui uno per chi proviene dal carcere, e 4 riservati per positivi covid. Le camere sono raggruppate per sesso e ognuna ha un bagno. Ci sono tre studi medici, una cucina e un bagno di servizio riservato al personale. Ah, come non dimenticare la stanza fumatori! Generalmente ogni 5-10 minuti qualcuno chiede se si gli si può accendere una sigaretta.
Per entrare nel reparto bisogna passare per una doppia porta accessibile con badge, con un meccanismo per cui solo una porta può essere aperta nello stesso momento. Perché? Perché chi sta in SPDC a volte cerca di scappare (per morbilità dello spettro psichiatrico).
In reparto le porte sono tutte scorrevoli siccome a quanto pare un tempo alcuni pazienti creavano qualche problema nascondendosi dietro alle porte. La stanza tipo è ricoperta in ogni parte da un linoleum grigiolino che, personalmente, giudico tristissimo. Non ci sono oggetti di arredamento fatta eccezione per il letto del paziente e un comodino. Per ragioni di sicurezza infatti non sono ammessi oggetti che potrebbero, più o meno facilmente, recare danno a sé o agli altri (lacci, vetro, oggetti in metallo, auricolari, accendini, ecc…).
Lo so: detto così è peggio del carcere, ma bisogna pensare la contingenza della situazione per cui spesso si viene condotti in questo posto.
Esempio di giornata da specializzando in psichiatria UNIMIB
Ogni mattina, soprattutto se è il lunedì, è caotica e pieno di lavoro. E il reparto di psichiatria UNIMIB non fa eccezione.
Dalla sveglia a Villa Serena
Sveglia alle 8:08 (o alle 7:07 con Nicole), colazione al volo e esco di casa per le 8:30. Venti minuti a piedi con passo veloce, per le strade della bella Vedano al Lambro, e arrivo a Villa Serena, situata in adiacenza dell’ospedale San Gerardo.
Timbro l’entrata con il mitico cartellino degli specializzandi e poi mi dirigo al piano terra, dove sono situati gli studi medici, il reparto (SPCD), il Day Hospital (DH) e …lo stanzino degli specializzandi. In questo stanzino, grande circa 20 metri quadrati, ci sono qualche scrivania con computer e alcuni scaffali con, letteralmente, montagne di casacche verdi e camici bianchi impilati caoticamente l’uno sull’altro. Qui ci si cambia anche, volente o nolente, in gruppo. La privacy? Eeehhh conviene non indossare mutande troppo appariscenti!
La routine mattutina e la riunione
Per le 9, almeno in linea teorica, dovrebbe iniziare la riunione, ma spesso inizia qualche minuto dopo. Nel tempo che intercorre noi specializzandi, controlliamo se sono arrivati i risultati degli esami richiesti nei giorni precedenti e ne richiediamo di nuovi (come il tampone naso faringeo per la sorveglianza Covid-19).
Tutto il lavoro avviene per via in parte informatizzata (software Galileo), e in parte per via cartacea. Da appassionato di tecnologia, questo è per me uno schiaffo morale. Soprattutto quando i computer con cui devi lavorare hanno Windows 7, hanno un desktop pieno di collegamenti ad applicazioni inutili o ripetuti (che non puoi eliminare), montano un pentium dual core e hanno 2/3 gb di ram.

Scusate il piccolo sfogo, ma siamo pur sempre su Ranieri’s Desk 😂
Per fortuna la riunione spesso ti fa capire che il lato umano è quello che conta di più. In questo momento, che dura dai 30 ai 60 minuti, indicativamente, viene fatto un mega riassuntazzo di tutti i degenti. Infermieri, medici e specializzandi condividono le informazioni e i recenti svolgimenti che si sono avuti nella notte e nei giorni precedenti.
Il giro in reparto e la visita psichiatrica
Terminata la riunione, i medici di reparto (detti “strutturati“) e gli specializzandi si dividono in due squadre: i gialli e i blu. Non chiedermi perché. Forse perché in edicola avevano i raccoglitori di questi due colori. Si segue quindi lo strutturato nelle varie stanze dove avviene, come ogni mattina, la visita psichiatrica.
La visita psichiatrica è molto strana, e ammetto che non me la aspettavo così. Apparentemente è come un banale colloquio, ma in realtà di banale vi è ben poco. Si chiede al paziente, per esempio, perché ha cercato di togliersi la vita e se lo vuole ancora fare, si indagano le relazioni con la famiglia e gli amici. Lo si lascia parlare e si cerca di capire se ci sono deliri in atto, se è critico, com’è l’umore, ecc… Questa è la fase che ti fa sentire un incrocio tra il Tenente Colobo e The Mentalist.
Questo è la parte più difficile da apprendere e fare in modo corretto. Il primo anno di specialistica è atto all’apprendimento del giusto lessico e del giusto approccio per poter descrivere in modo oggettivo un soggetto con turbe psichiatriche. Ci sono libri che mi aspettano.
Come puoi immaginare, questo colloquio potrebbe diventare apparentemente ripetitivo, soprattutto in pazienti che sono in reparto da anni. Ma è importante monitorare il rischio suicidario e l’eventuale insorgenza di psicosi o altre forme di comportamenti maladattativi (tipo la potomania).
In questa fase si conosce il paziente. Come è facile immaginare ogni strutturato ha un suo stile particolare, una sua impronta. Questa fase, per noi specializzandi, è puramente osservativa e di supporto nell’eventualità ci siano rivolte domande dallo specialista (tipo se sono in corso esami o se sono state prenotate visite).
I diari e il controgiro
Quando ogni team ha finito il giro, lo strutturato ha modificato la terapia come crede, è il momento di scrivere i diari. Quello è compito nostro, anche se li facciamo in brutta e veniamo corretti (per fortuna). Alla fine scriviamo tutto nella cartella del paziente, firmando e venendo controfirmati dallo strutturato.
Successivamente, verso le 11:30-12:30 avviene il cosiddetto “controgiro” in cui, di nuovo, si condividono tutte le informazioni con i membri dell’equipe.
Nello studio medico, per tenere traccia dei movimenti dei pazienti, abbiamo un paio di lavagnette che cerchiamo di tenere sempre aggiornate.
Pranzo, burocrazia e il ritorno a casa
Se si è volenterosi, si riesce ad andare a pranzo, alla mensa dell’ospedale. Per farlo ci cambiamo e scendiamo al piano -1. Si mangia decentemente, un po’ a tutti gli orari, nulla da ridire.
E poi? E poi si torna in reparto e se ci sono lettere di dimissioni da fare, le si fanno (generalmente gli specializzandi le scrivono, gli strutturati le correggono). Se ci sono consulenze da richiedere, le richiedono telefonicamente.
Mediamente vado a timbrare il cartellino di uscita per le 16-17, ma formalmente non c’è un orario di uscita specifico. Essendo in 5 specializzandi, basta organizzarsi e se serve, si può uscire anche prima.

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Ho in mente di fare altri articoli (magari anche con video), per esempio su come è stata la mia prima giornata, oppure uno dove paragono aspettative vs realtà. Che ne pensi? Alla prossima!